giovedì 18 aprile 2024

P. Louis Leroy martire nel Laos

Oggi abbiamo ricordato l’anniversario del martirio di p. Louis Leroy (1923-1961). Primogenito di 4 figli, dopo la scuola elementare, lavorò in famiglia come contadino. Di ritorno dal servizio militare, all’età di 22 anni, si decise per gli Oblati di Maria Immacolata. Dopo un periodo di recupero scolastico a Pontmain, frequentò i sei anni di filosofia e teologia a Solignac.

Al termine scrisse al Superiore generale: “Prima di conoscere gli Oblati ero attratto dalle missioni in Asia. Per queste missioni volevo abbandonare il mio lavoro in campagna... Le difficoltà sperimentate dalla missione del Laos e quelle che forse sperimenterà ancora non hanno fatto che aumentare il mio desiderio per questo paese... Se giudicate opportuno inviarmi nel Laos, riceverò con grande gioia la mia obbedienza...”. Ad alcuni suoi compagni confidò la speranza di morire martire.

Fu missionario nel Laos per sei anni. Alla fine del 1957 raggiunse la sua destinazione definitiva a Ban Pha, sulle montagne. Infaticabile, visitava i villaggi a lui affidati a 2, 3 perfino 5 ore di cammino, con clima avverso e su piste impossibili. Così scrive: “[Il missionario] si rende presto conto che solo l’onnipotente grazia di Dio può convertire un’anima”. Nel giro di un anno percorrerà “almeno 3.000 chilometri a piedi con lo zaino sulle spalle. In alcuni giorni è dura, soprattutto quando la salute non è al massimo, ma sono felicissimo di dover lavorare in questo settore”.

Il 18 aprile 1961 padre Leroy stava pregando nella sua povera chiesa, quando sopraggiunse un distaccamento di soldati della guerriglia venuti a cercarlo. Secondo la gente del villaggio sapeva che si trattava della sua ultima partenza: chiese di poter indossare la sua veste, mise la croce, prese il breviario sotto il braccio e disse addio. Nella foresta alcuni colpi d’arma da fuoco: è la fine... Il sogno della sua gioventù, testimoniare Cristo fino al martirio, veniva esaudito.

Poco prima alle Carmelitane di Limoges aveva scritto:

[…] Avendo oggi un po’ di tempo libero a disposizione, cosa che non succede spesso, ne approfitto per darvi alcune notizie mie e del mio settore.

Probabilmente, a mezzo di radio e giornali, avete sentito parlare degli avvenimenti in corso nel Laos. In questo momento, per quanto riusciamo a capire, la situazione è piuttosto calma: nel mio villaggio sono passati una volta circa settecento soldati; non hanno detto nulla né a me né alla popolazione. Per il futuro non sappiamo nulla e continuiamo a fare come per il passato, riponendo fiducia nel Signore.

Il morale è ottimo. Sono felicissimo della mia vita missionaria, dura ma splendida. I miei desideri di un tempo, di vita missionaria nella boscaglia, sono pienamente esauditi. Dal punto di vista dell’apostolato ho molto lavoro da compiere. Nel corso dell’anno passato, ho dato più di 4.000 comunioni, ascoltato più di 2.000 confessioni e amministrato 19 battesimi. Questo numero sarà molto superiore l’anno prossimo. Attualmente, infatti, faccio catechismo a 70 catecumeni e la maggior potrà essere battezzata nel periodo di Pasqua del 1960.

Questo vuol dire che tutto è perfetto? Certamente no. Recentemente una cristiana apostata ha lasciato morire senza battesimo il bimbo di 10 mesi. Un altro cristiano apostata viene iniziato all’arte della stregoneria. Un altro ancora, battezzato l’anno scorso, non ha praticamente mai rimesso piede in chiesa da quando è cristiano. In uno dei villaggi, in cui i cristiani sono una minoranza fra i pagani, gli stregoni si danno da fare e riescono a turbare l’uno o l’altro cristiano, facendogli credere, se è ammalato, che solo il ritorno al culto dei geni lo farà guarire. Per fortuna, questi consigli perfidi non sono sempre ascoltati.

Ammalati e feriti esigono molto tempo e obbligano a lunghi e faticosi spostamenti. Fra i malati che curo, un cristiano si è ustionato il volto, le mani e un ginocchio. Per lui mi sono messo in cammino tre volte: per l’andata ci vogliono tre ore e mezza di cammino in montagna. Feriti e malati di questo genere non sono poi così rari. I numerosi pagani attorno a me, che incontro ogni giorno e che vengono per farsi curare, non si sono per nulla decisi a diventare cristiani.

Ecco un piccolo squarcio del mio settore, che una volta di più raccomando caldamente alle vostre preghiere. Pregate anche per me, perché il Signore possa compiere attraverso di me tutto il bene che desidera fare.

 

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