Inizia il grande viaggio verso Gerusalemme. Gesù lascia
la sua terra, la Galilea dalle dolci colline verdi, per affrontare sulle montagne
rocciose e brulle gli ultimi grandi eventi. Impresa ardua, la sua. Esige una
decisione coraggiosa. Si tratta di fare la volontà del Padre fino in fondo, di
compiere il gesto supremo di donare la vita. Si incammina senza alcun
tentennamento, «prendendo la decisione» («rese duro il suo volto», come scrive
letteralmente il vangelo), per affrontare la prova e la morte.
Altrettanto serio, duro ed esigente sarà il cammino per
quanti lo seguono. Anche a noi chiede la stessa grinta (ci vuole proprio la “faccia
tosta”), il medesimo coraggio, altrettanta determinazione. Per questo mette
subito in chiaro le condizioni del viaggio: prontezza a perdere tutto e a
vivere nella precarietà, alla giornata, fidandosi pienamente di Dio, senza
“tana” né “nido”; distacco da parenti e amici; perseveranza nell’andare avanti,
costi quello che costi. È addirittura più esigente del profeta Elia. Si era
appena mostrato più indulgente di lui, che aveva fatto cadere il fuoco dal
cielo sui cento inviati del re di Samaria. Gesù, al contrario, rimprovera l’intolleranza
dei focosi «figli del tuono» che volevano fare altrettanto con gli abitanti del
villaggio di Samaria che gli avevano rifiutato l’accesso. Ora però si mostra
più duro di Elia. Questi accondiscese alla richiesta di Eliseo, che domandava
di congedarsi dal padre prima di seguirlo. Gesù invece rifiuta di accogliere la
medesima richiesta da parte di uno che domanda di seguirlo. Sono così pochi
quelli che vogliono seguirlo e a quei pochi pone ostacoli, mostra la gravità
della decisione e presenta la durezza della sequela. Si vede proprio che non si
accontenta delle mezze misure: ognuno di quelli che chiama risponde con un “sì,
ma”, ponendo clausole... Non si tratta di metterlo a confronto con gli altri,
di amare o non amare i parenti e gli amici. Siamo su tutto un altro piano: lui
è lui e basta, è semplicemente Dio! E tale vuole che lo riconoscano i suoi
discepoli. È padre, madre, fratello e amico e sposo. È la luce dei nostri occhi,
il nostro respiro, il nostro cibo, la nostra vita. Si può vivere senza padre,
senza madre, ma non senza di lui: l’Unico, il Tutto. Non possiamo appoggiarsi
su nessun altro, cercare nessun altro all’infuori di lui. «Con una certa
meravigliosa violenza – scrive Cabasilas –, con tirannide amica, a sé solo ci
attira, a sé solo ci unisce». Come seguirlo se non si è innamorati pazzi e se,
come gli innamorati, non si hanno occhi che per l’amato? Ci sarà poi il tempo
di volgere lo sguardo d’amore e di misericordia sugli altri, ma sarà il tuo
sguardo, il tuo amore. Sarai lui in noi ad amare.
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