Le mie pecore… Il Padre mio, che me le ha date, è più
grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. (Gv 10, 27-30)
Siamo nelle tue mani: un’immagine antica, già utilizzata
dai profeti.
Sulla mano destra, poggiata sulla sinistra: «Ecco, sulle
palme delle mie mani ti ho disegnato», dicesti al tuo popolo per bocca di Isaia
(49, 16). Lo avevi sempre sotto i tuoi occhi e sempre lo pensavi e lo amavi.
Sulla mano sinistra, con la destra poggiata sopra a
protezione: avevi nascosto il tuo popolo sotto l’ombra della tua mano (cf. Is 51,
16), in modo che fosse tranquillo, al sicuro, senza che avesse a temere
pericolo alcuno. «La mia mano è il suo sostegno – dicesti di Davide –, il mio
braccio è la sua forza» (Sal 89 [88], 22).
La mia mano nella tua mano, come quella di un bambino in quella
del padre, perché tu mi possa guidare sicuro: «Se prendo le ali dell’aurora per
abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la
tua destra» (Sal 139 [138], 9-10); «Io sono sempre con te: tu mi hai preso per
la mano destra» (Sal 73 [72], 23).
Tra le tue mani, per lasciarmi lavorare e plasmare
costantemente: «Come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie
mani, casa d’Israele» (Ger 18, 6).
Sì, siamo nelle tue mani! Siamo al sicuro. Siamo fragili,
ma tu ci custodisci nella tua mano. A volte ci sentiamo in balia di eventi più
grandi di noi, incapaci di far fronte alle avversità, schiacciati dalle prove,
soli davanti a decisioni che ci trovano impreparati, incerti. Eccoci, piccoli piccoli,
ad affrontare situazioni difficili, che ci superano. Ma siamo nelle tue mani! E
tu ci proteggi e ci dai forza e coraggio. Vivi con noi, lotti con noi.
Siamo insidiati da una società che vuole rubarci l’anima
o svuotarla nella banalità. Siamo tirati, sballottati da ogni parte... Ma siamo
nelle tue mani! Non andremo perduti. E tu ci difendi: non permetti che siamo
strappati da te. Il Padre stesso ci ha affidato a te e ti siamo preziosi. Ci
custodisce, con attenzione e premura materna, nel cavo della tua mano. È questa
tua premura che suscita l’intimità, la reciprocità dell’amore, la comunione. Ci
sentiamo sicuri. Tu ci conosci e ci parli come a figli. Noi ti ascoltiamo e ci
lasciamo portare da te.
Così ti veniamo dietro: tu sei in noi e noi in te, come
tu sei nel Padre e il Padre è in te. Di cosa temere se tu sei con noi, se il
Padre è con noi? Chi più forte di Dio? Chi può competere con Dio? Una cosa sola
dobbiamo temere: svincolarci dalla tua mano.
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