Andasti dai tuoi discepoli o eri già lì? Non sei più condizionato da tempo e da spazio. Tu Sei! Sono loro che non ti vedevano, ma tu eri lì. Non di passaggio. Ti fermasti in mezzo a loro. Non una presenza fugace, un ricordo, un incantesimo, un fuoco fatuo.
Ti fermi e resti con noi,
per sempre, La tua presenza dà consistenza alla Chiesa, è la sua natura. Rimani
stabilmente con noi, anche quando non ti vediamo. Noi possiamo smarrirti, sentirci
soli, nel vuoto. Tu ci sei sempre, vivo, presente. Tu Sei, tu Stai. Sono gli
occhi nostri che fanno difetto. Ma tu ci sei: «Beati quelli che non hanno visto
e hanno creduto!». La risurrezione ti ha liberato dai limiti angusti del tempo
e dello spazio, ma ha lasciato i segni del tuo amore.
Non nascondi con vergogna
le tue piaghe. Le mostri come il segno del tuo amore, l’amore più grande, che
ha saputo dare la vita per gli amici. Il segno della tua amicizia. Infondi
gioia nei discepoli perché si sentono amati, nel vedere le piaghe.
Anche Tommaso non vuole
vedere te, vuole vedere il segno dei chiodi, il segno della lancia, il segno
del tuo immenso amore per lui. Soltanto alla vista delle tue piaghe sgorga la
più alta professione di fede di tutta la Scrittura: «Mio Signore e mio Dio!».
Se Dio è Amore, hai un solo modo per mostrarti Dio: mostrare un amore da Dio!
Le tue piaghe lo rivelano.
In cosa credettero gli
apostoli? In cosa credette Tommaso? Nel tuo amore; un amore più grande della
morte, che la risurrezione ha reso vivo e operante in mezzo a noi.
Anch’io risorgerò con le
mie ferite? Le mostrerò con gloria e saranno per gli altri causa di gioia?
Forse sì, se in esse imparerò a scorgere le tue, se le trasformerò in amore: un
inno di lode alla tua misericordia, al tuo amore.
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