Non
sto più nella pelle. Salto come un ragazzino da un masso all’altro, su queste
pietre dure e nere. Non m’importa degli altri. Mi prendono per matto. Lo sono,
in effetti. Provo una gioia libera e pura, avvolto dalla luce calda del sole e
dai riflessi dell’acqua appena increspata del lago.
Avverto
lo stesso fremito di vita che vibrò d’impeto nel cuore di Giovanni quando,
dalla barca, vide il Risorto, su questa stessa roccia. Il suo grido è il mio
stesso grido: «È il Signore!».
Ne
avverto la presenza, ne seguo le orme, ascolto l’eco della sua voce. Dio ha
camminato sulle sponde di questo lago, ha immerso i piedi nelle sue acque
limpide, ha posato i suoi occhi sulle colline verdi che abbracciano con
dolcezza questo specchio di luce riflesso del cielo.
È
passato di qui. Qui ha guardato negli occhi Andrea e Simone, Giovanni e
Giacomo: sguardo di trasparenza, penetrazione nell’intimo di persone da sempre
conosciute, da sempre amate e scelte, per depositarvi l’amore eterno di Dio
capace di generare a vita nuova.
“Seguitemi”.
Odo l’incondizionato invito e vedo Simone e Andrea che lasciano le reti,
Giacomo e Giovanni il padre: decentramento radicale dal proprio io e dal
proprio mondo per ricentrarsi in Lui; allontanamento da ogni sicurezza
materiale, perdita dei legami familiari, degli affetti, delle radici, per
ritrovare in Lui e patria e casa e affetti: Lui, l’unico bene.
“Vieni
e seguimi”. Le stesse parole che hai rivolto a me, lo stesso amore con il quale
mi hai investito, travolgendomi nella loro stessa avventura, nella tua stessa
avventura. Condivisione di vita.
Qui
l’inizio della mia storia: l’incontro con Te!
Mi
sei passato accanto, nel tuo camminare sulla terra. Sei passato da casa mia, ti
sei accorto di me, mi hai guardato, amato, chiamato.
Il
cuore esplode di una gioia che non può più contenere.
Su
questa roccia Pietro per tre volte ha detto a Gesù: “Ti amo”.
Oggi,
sulla riva del lago, anche a me hai domandato: “Mi ami tu?”.
Non
mi sono preoccupato di risponderti. Ero troppo contento di sentirti rivolgere a
me quella domanda: è più importante della mia risposta. Tu che vedi il cuore
sai il desiderio di dirti di sì.
Così scrivevo a Tabgha, lago di Galilea, il
4 giugno 1997.
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