venerdì 22 giugno 2018

50 anni fa la mia maturità



La mia prima pronipote sta dando l’esame di maturità, a cinquant’anni dal mio.
Chi se lo dimentica…
Mi presentai, come si usava allora, con il vestito completo e il vocabolario sotto braccio. L’esame di maturità era una cosa seria. La contestazione sarebbe arrivata subito dopo e avrebbe spazzato via tutto.
Su un giornale di allora leggo: «C’è il problema del caldo. E ne soffrono un po’ tutti, studenti ed esaminatori. Ma ci pare che essi stiano dando anche in questo senso una prova di mirabile sopportazione. In genere appaiono bene aggiustati, non c’è alcuno che dia in smanie e che tenti di togliersi la giacca. Sono in ordine, a posto con la cravatta, con il colletto della camicia abbottonata. Sembrano considerazioni da poco, addirittura ridicole, eppure ci sembrano non inutili, perché denotano un alto senso di civismo, di educazione, di proprietà, forniscono, proprio per rimanere nel tema, una prova di maturità. In questo caso, comunque, le studentesse, appaiono senz’altro favorite».

Nel 1968 siamo stati gli ultimi a sostenere l’esame di maturità classica alla vecchia maniera, quello secondo l’ordinamento di Gentile, ripristinato nel 1952 dal ministro Gonella: 5 scritti e 9 orali, praticamente l’intero programma.
Iniziammo martedì 2 luglio con il tema d’italiano, il primo su una frase di Berchet: “Rendetevi coevi al secolo vostro”, il secondo sui congressi di Vienna e di Versailles, il terzo su un testo di Leopardi intitolato “Piccolezza e grandezza dell’uomo”. Quali dei tre avrò scelto?
Mercoledì 3 luglio, versione di latino, poi greco, matematica… Ce ne fu per tutto il mese.

Il primo giorno, mentre eravamo davanti al liceo, in attesa di entrare, si avvicinò, assieme al fotografo, un giornalista del giornale di Genova “Il lavoro”, di cui fino a una settimana prima era stato direttore Sandro Pertini. Così rimasi immortalato nella foto apparsa il giorno seguente sulla cronaca di Firenze; una foto che non sono riuscito a ritrovare.
Un’altra foto dell’epoca dà ugualmente il senso di come eravamo…
Auguri alla nuova generazione!


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