Per noi
cristiani il Padre nostro è veramente, secondo l'espressione di Tertulliano, breviarium totius evangelii, «sintesi,
compendio di tutto il vangelo»; anzi, potremmo anche dire che si tratta del
canone della preghiera tutta presente nel Nuovo Testamento. La preghiera del
Signore Gesù, del Kyrios, è
l'unica orazione che Gesù ci ha consegnato: in essa c'è l'espressione piena
della vita spirituale di Gesù; c'è una traccia della sua preghiera testimoniata
nei vangeli; c'è la sua fede vissuta in un rapporto particolarissimo con il
Padre; c'è la sua attesa del Regno; c'è la sua vita quotidiana segnata dalla
semplicità e dalla condivisione; ci sono la sua conoscenza di Dio e del mondo,
la sua partecipazione alla vita fraterna, la sua esperienza della lotta contro
il male...
Così Enzo
Bianchi nel suo breve libro sul Padre nostro. L’ho letto lentamente, meditando
una dopo l’altra ognuna delle richieste che Gesù ci ha insegnato a rivolgere al
Padre.
Gesù rivela
una confidenza con Dio fino ad allora ignota. È il suo modo semplice di rivolgersi a
lui, diretto, carico di affetto e di tenerezza, come ognuno di noi vorrebbe rivolgersi
al proprio padre terreno. Gesù prega Dio con piena confidenza, con un affetto naturale
e spontaneo
Insegnando
anche a noi a dire “Padre” ci fa comprendere che siamo stati voluti, pensati,
amati e chiamati alla vita da lui, quale che sia la nostra vicenda terrena. «Siamo
chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Il nostro Dio, a differenza di
tutti gli altri dèi, è un Dio che parla e un Dio che: egli vuole mettersi in
comunicazione con l'uomo, vuole avere qualcuno di fronte a sé cui offrire i
suoi doni meravigliosi, vuole giungere a un amore di comunione.
Tutta la
mia gratitudine a Enzo Bianchi… e soprattutto a Gesù che ci ha rivelato il
Padre… e soprattutto al Padre per essere tale!
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