venerdì 9 giugno 2017

Padre nostro


Per noi cristiani il Padre nostro è veramente, secondo l'espressione di Tertulliano, breviarium totius evangelii, «sintesi, compendio di tutto il vangelo»; anzi, potremmo anche dire che si tratta del canone della preghiera tutta presente nel Nuovo Testamento. La preghiera del Signore Gesù, del Kyrios, è l'unica orazione che Gesù ci ha consegnato: in essa c'è l'espressione piena della vita spirituale di Gesù; c'è una traccia della sua preghiera testimoniata nei vangeli; c'è la sua fede vissuta in un rapporto particolarissimo con il Padre; c'è la sua attesa del Regno; c'è la sua vita quotidiana segnata dalla semplicità e dalla condivisione; ci sono la sua conoscenza di Dio e del mondo, la sua partecipazione alla vita fraterna, la sua esperienza della lotta contro il male...  

Così Enzo Bianchi nel suo breve libro sul Padre nostro. L’ho letto lentamente, meditando una dopo l’altra ognuna delle richieste che Gesù ci ha insegnato a rivolgere al Padre.
Gesù rivela una confidenza con Dio fino ad allora ignota. È il suo modo semplice di rivolgersi a lui, diretto, carico di affetto e di tenerezza, come ognuno di noi vorrebbe rivolgersi al proprio padre terreno. Gesù prega Dio con piena confidenza, con un affetto naturale e spontaneo
Insegnando anche a noi a dire “Padre” ci fa comprendere che siamo stati voluti, pensati, amati e chiamati alla vita da lui, quale che sia la nostra vicenda terrena. «Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Il nostro Dio, a differenza di tutti gli altri dèi, è un Dio che parla e un Dio che: egli vuole mettersi in comunicazione con l'uomo, vuole avere qualcuno di fronte a sé cui offrire i suoi doni meravigliosi, vuole giungere a un amore di comunione.

Tutta la mia gratitudine a Enzo Bianchi… e soprattutto a Gesù che ci ha rivelato il Padre… e soprattutto al Padre per essere tale!


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