Mentre ero alla Verna ho incontrato tanti frati minori. Sono passati anche cappuccini, conventuali… In particolare mi sono incontrato con un cappuccino con il quale ho vissuto assieme per un anno intero a Castelgandolfo, ma che avevo conosciuto da studente: p. Valentino Vadagnini. Ne ho letto la sua biografia e me lo sono sentito accanto come tanti anni fa. Mi hanno colpito soprattutto due cose: l’entusiasmo e la radicalità con cui si viveva l’unità agli inizi; la sua nuova comprensione del carisma francescano grazie alla luce dell’Ideale. Leggo dal suo diario: “E questa sera ho sentito per la prima volta, dal di dentro… che Gesù vuol farmi santo; che mi ha messo nell’anima il desiderio della santità. E mi pareva di scoprire in modo nuovo il mio rapporto con san Francesco… Mi sono scoperto più “fratello” che “figlio” di san Francesco: non generato da lui, ma ambedue generati dalla stessa madre… Non so come dire. Una scintilla di fronte al sole, certo, ma la stessa anima. Ho constatato cioè che è stato l’Ideale a mettermi nell’anima quella stessa realtà che era in san Francesco. Per cui ritrovo in me la realtà di Francesco… Sì, ma nello stesso tempo mi trovo tanto distinto da lui, e quindi anche tanto libero di seguire la mia via, non legato ad una imitazione esterna, figlio della libertà come lui”.
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