Se Kimberlwy è nata attorno alle miniere di diamanti, Johannesburg è nata attorno a quelle dell’oro prima e poi del carbone. Nel 1905, fuori città, lungo la ferrovia che porta il minerale aurifero e il carbone, si installano alcune famiglie di operai sloggiati dalle loro case per far posto al mercato comunale. Vivono in baracche miserimme. Nasce Pimville. Gli Oblati, già presenti a Johannesburg fin dal sorgere della città, si fanno subito presenti per aiutare la gente e ogni domenica vanno a dire la messa. Alcuni anni dopo, viene stabilita la parrocchia. Negli anni Cinquanta, quando l’Apartheid entra in vigore, tutti gli abitanti neri di Johannesburg devono lasciare la città, riservata ai bianchi, e vengono trasferiti nella zona sud ovest dove c’è la parrocchia di Pimville: nasce Soweto, dalle iniziali di South West Township. Questo quartiere fuori città diventa più grande della città: 2 milioni di abitanti. Gli Oblati intensificano il loro lavoro e costruiscono quasi tutte le attuali 35 parrocchie. Siccome però gli Oblati sono tutti bianchi, non possono dormire a Soweto, riservata alla popolazione nera. Costruiscono così una casa appena fuori del quartiere dove la sera vanno a dormire e dalla quale al mattino partono per andare nelle parrocchie.
Il 16 giugno 1976 un gruppo di studenti di liceo organizza un corteo pacifico di protesta contro l’imposizione della lingua afrikaans: perché devono studiare in una lingua che non è la loro? La polizia interviene, spara, una strage. Inizia la rivolta. La chiesa Regina Mundi degli Oblati diventa il punto di riferimento per la resistenza. La polizia entra nella chiesa, spara… In parrocchia mi fanno vedere le finestre con i fori delle pallottole; le conservano ancora! Tutta questa grande area, con i suoi 2 milioni di persone, per anni viene blindato dalla polizia che ne fa un ghetto.
Se Soweto è un simbolo di liberazione per il popolo nero (Mandela abitava lì!), la chiesa Regina Mundi è un simbolo per tutto Soweto. Le vetrate delle finestre raccontano le rivolte di allora e la vittoria finale. Vi è anche una mostra di foto dell’epoca.
Dopo una nottata e una mattinata di pioggia torrenziale, assolutamente anomala in questo periodo dell’anno, oggi sono andato con p. Terry a visitare Regina Mundi e altre nostre parrocchie di questa città fuori della città. Vedo i monumenti alla lotta di resistenza (incontro vari gruppi di ragazzi delle scuole che seguono lo stesso itinerario), i nostri Oblati (ora tutti neri), i diversi quartieri diversissimi l’uno dall’altro: baracche di lamiera, casette i mattoni, zone benestanti… mondi diversi che condividono insieme.
Gli Oblati non hanno ancora scritto la loro storia a Soweto. Li ho invitati a farlo. Non sarà poi tanto diversa da quella di altri gloriosi missionari, come p. Berthieu, Gesuita, ucciso martire in Madagascar il 9 giugno 1896; oggi in Africa ne abbiamo celebrato la festa.
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