Il faro è quella di Port Isabel, in Texas. Era lì quando arrivarono gli Oblati nel 1849. Sicuramente non c’era il lampione. Serve la debole luce di un lampione quando accanto c’è la potente luce di un faro? Forse sì perché la luce del faro illumina quell’angolino di piazza che non è raggiunto dalla luce del faro, proiettata oltre. La potenza è diversa, ma entrambi spandono luce.
Mi ci ha fatto pensare una frasi dell’intellettuale cattolico Carlo Bo, di cui ieri ricorreva il centenario della nascita. Così rispondeva alle sfide del nuovo millennio:
“Ritrovare le ragioni ultime di quei valori che consentono una vita umanamente e umanisticamente motivata, che tenga conto non solo delle cose visibili ma anche e soprattutto di quelle invisibili…
Bisognerà insomma costruire insieme, credenti e no, un’altra civiltà che sappia finalmente ritrovare lo spirito della carità cristiana: cioè saper perdonare e cercare di risolvere problemi epocali, inevitabili e giganteschi, secondo uno spirito di carità”.
Mi ha colpito quell’appello alla solidarietà tra credenti e no nel costruire insieme la civiltà dell’amore. Non so chi è faro e chi lampione. I credenti potranno dire che hanno la luce della Verità, il Cristo; i laicisti che sono eredi dei grandi Illuministi e che quindi il faro sono loro. Non è importante sapere chi illumina di più. L’importante è che le nostre luce non siano dialettiche, antagoniste. L’importante è che ognuno dia il suo apporto positivo, concorde, costruttivo, così come ne è capace. Abbiamo bisogno di una luce che ci guidi per non perderci nella tenebra dell’ignoranza e costruire la casa comune.
Mi vengono alla mente le parole della non credente Natalia Ginzburg, su una sua pagina de «L’Unità» (25 marzo 1988):
«Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere atei, laici, quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Erano parole scritte già nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivelazione cristiana. Sono la chiave di tutto.
Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade».
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