“Lui, l’Onnipotente, piange scoraggiato… Anche noi, come Lui: certe situazioni non si possono cambiare, occorre arrendersi davanti a Dio. Noi facciamo la nostra parte, accettando le cose come sono. Poi ci penserà Lui”. Siamo appena arrivati a Gerusalemme e queste parole di padre Fabio riescono a sgretolare quel ‘muro’ che avvertivo in me dalla sera precedente, proprio là a Betlemme dove avevamo avuto l’impatto con la realtà del muro, della divisione. Divisione che avvertiamo palpabile a Gerusalemme, anche attraverso fatterelli che coinvolgono qualcuno. In noi però continua l’emozione del viaggio, continuano i ‘voli’ per gli interventi di p. Fabio! Continua a ripetersi – come in Galilea, a partire da quel “Qui il Verbo di Dio si è fatto carne”- quell’”hic” così straordinario e unico al mondo. “Qui” ha pianto, …“qui” ha incontrato le donne, “qui” sua Madre, …“qui” è morto, … “qui” è stato sepolto ed è risorto…
Di sera preghiamo al Muro del pianto. Scrivo di getto: “Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum - ut omnes unum sint” e il mio rotolino si fa uno con i tanti, tantissimi foglietti infilati nelle fenditure del muro.
Il muro! si ripresenta in me, il secondo giorno a Gerusalemme. Alla piscina probatica, nel ricordare l’uomo guarito dopo ben 38 anni di infermità, mi lamento con Gesù, e nell’aprirmi con qualcuno - mentre entriamo nella chiesa di S. Anna, casa natale di Maria - non riesco a trattenere il pianto. Al Cenacolo, nonostante tanti temi cari al cuore, il ‘muro’ in me permane, quasi a ricordarmi che anche nei momenti più intimi Gesù aveva a che fare con l’incomprensione e l’ostilità, fino al tradimento.
Il viaggio termina l’indomani con la Messa all’orto degli ulivi. Già dal mattino presto attendo il mio Signore, so che lo rincontrerò. Del resto ‘l’altro’ p. Fabio – uno dei due francescani che ci hanno fatto da guida – diceva spesso che non si va in Terra Santa per vedere la Terra Santa, ma per incontrare il Santo della Terra… Qui la Sua Parola: “…Non come voglio io, ma come vuoi tu” stempera e placa l’anima! E poi “parlargli, dirgli le prove, confidarsi, litigare con Lui…”, dice p. Fabio nel commentare la Parola “Vegliate e pregate…”. E continua: “Quella notte i discepoli si dispersero. Umanamente niente poteva legarli: il gruppo si ricompone dopo la Resurrezione. Così per noi: è solo Gesù che ci lega, non c’è altro rapporto. Senza Gesù non ci sarebbe la Chiesa, che è Corpo di Cristo. Il filo di queste piccole omelie è proprio la presenza di Gesù. Se Lui non c’è è finita… Rinnoviamo il nostro patto di unità perché Gesù ci leghi sempre, faccia di noi il suo Corpo”.
(Testimonianza firmata, dal viaggio in Terra Santa dei lettori di Città Nuova)
'Certe situazioni non si possono cambiare, occorre far tutta la propria parte, ma lasciar fare a Lui il resto, il più'.... come è difficile oggi accettare la Sua volontà, così lontana dalla mia!
RispondiEliminaEppure so che è questo il passo dell'anima che mi viene chiesto, anche se è buio, grido e non ottengo risposta alcuna... Arrendersi difronte al libero arbitrio altrui è cosa dura ed impegnativa, accogliere le scelte sbagliate, accettare il fatto di poter fare poco x evitarle, continuare nonostante tutto a sperare. Chiedo un sostegno x le mie forze ormai allo stremo...grazie!! Nadia C.