Alla fine del sondaggio, tra Dante e la Pausini, ha avuto la meglio la Pausini. Sarebbe lei l'italiano (l'italiana) più rappresentativo di tutta la nostra storia millenaria. Chissà se tra sei secoli ci si ricorderà ancora di lei. Io dopo sei secoli leggo ancora Dante. In questi mesi la sera ho letto tutto l'Inferno. Ieri ho cominciato il Purgatorio. Di colpo mi sono ritrovato in una natura incontaminata, un cielo purissimo: "Dolce color d'oriental zaffiro"; "lo bel pianeta" di Venere che "faceva tutto rider l'oriente"; la luce della speranza che dirada ogni tenebra: "L'alba vinceva l'ora mattutina / che fuggìa innanzi, si che di lontano / conobbi il tremolar della marina". E nel mezzo del canto l'anelito alla più intima redenzione di Dante, dell'intera umanità: "libertà va' cercando, ch'è sì cara".
Flaiano (il 5 marzo ricorderà i suoi cento anni dalla nascita) diceva "finora i governanti han fatto gli italiani, tra trent'anni sarà la televisione a farli". Correva l'anno 1977. Ecco perché quello che racconti non mi stupisce. Parte della nostra società (e sottolineo 'parte') è televisa: nei gusti, nel pensiero e nell'educazione quotidiana. Non entro nel merito. Se ti scrivo è per dirti che questo tuo post racchiude quello che penso tutti noi dovremmo fare: di fronte un pianto, portare sorrisi; a fronte di sciocchezze, senso; per una vacuità, la leggerezza e di fronte al brutto, il profondamente bello. Grazie, rosellina
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