Da domenica scorsa, 1° giugno, sono in Sud Africa. Che
sbalzo! Non più il freddo dell’alta montagna: il Lesotho è quasi interamente
sui 1800 metri. Qui, vicino a Durban, trovo un bel clima di fine autunno. Non
più pastori e strade approssimative. Qui grandi industrie, grandi
infrastrutture. Siamo sempre in Africa, ma c’è Africa e Africa…
Mi resta la nostalgia del Lesotho.
Forse due solo immagini.
L’immagine dei pastori. Persone enigmatiche, solitarie, alte
e magre, perennemente avvolte nella coperta, con il corto bastone, perennemente
in moto, dietro greggi e armenti o con carri da lavoro. Si stagliano in mezzo
alle distese o camminano lesti lungo i cigli delle strade. Tanti sono giovani:
preferiscono il pascolo alla scuola.
L’immagina della pietà. Anche qui, come altrove, ho
fotografato alcune donne, perché la pietà è decisamente femminile. Ma ho visto
anche uomini raccolti in preghiera… Se la preghiera fosse stato pane p. Gérard
“l’avrebbe fatta mangiare a noi Basotho”, disse quel tale al suo funerale. P.
Gérard ha insegnato a un popolo a pregare…
Ma poi ci sono i bambini e gli spazi infiniti che parlano di
cielo….
Lesotho, Lesotho…
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