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maggio. Caro san Giuseppe, stavi così comodo nella tua festa del 19 marzo. È vero
che piano piano l’hanno soppiantata con la festa del papà, ma la cosa non ti è
dispiaciuta più di tanto, anzi, non ti pare vero di essere riconosciuto come un
vero padre, e che padre! e di che figlio!
Poi Pio
XII ha pensato di arginare l’onda comunista dei lavoratori mettendoti tra di
loro, come loro patrono: san Giuseppe lavoratore. Anche questo non ti è
dispiaciuto, anzi, hai sempre lavorato con passione. Solo che è una festa un po’
declassata, “memoria facoltativo”, ossia ti si può ricordare o farne a meno. Non
è che riesci proprio a galvanizzare il primo maggio… Pazienza.
In
compenso metti in primo piano la tua sposa: maggio, mese di Maria… questo funziona
ancora.
Il mese
di Maria. Un po’ in calo, ma non perde mai il suo fascino.
Soprattutto
per chi, come gli Oblati, Maria ce l’ha nel sangue… volevo dire nel nome, ma è
poi la stessa cosa.
Rleggo l’esortazione che veniva rivolta ai novizi degli Oblati già nel 1853. O
meglio, in quell’anno venne stampato il Direttorio
dei Novizi, che contiene l’esortazione, che quindi essa è di molto prima. Siamo
negli anni della maturità di sant’Eugenio, quando vegliava con amore sulla
formazione dei suoi giovani. L’anno successivo alla stampa Pio IX, con accanto sant’Eugenio,
avrebbe proclamato il dogma dell’Immacolata.
Vale la pena rileggere quella pagina:
«È possibile
amare veramente Gesù senza amare la sua divina Madre? […], che imbarazzo per
noi, suoi figli, suoi Oblati, se non l’amassimo di un amore infuocato, se non
avessimo per lei una dedizione senza limiti! È nostra madre. Ha diritto da
parte nostra ad uno scambio di tenerezza filiale. Tutti noi le dobbiamo la
vocazione alla Congregazione e ci aspettiamo altre grazie abbondanti per il futuro.
[…] Ella sarà rifugio […], forza nella debolezza, avvocata presso Dio […],
consolazione nell’angoscia della prova […], cammino più breve e più sicuro
verso l’amore di Gesù. La devozione a Maria e soprattutto a Maria Immacolata è
anche il mezzo più potente per ottenere la conversione dei peccatori […]. Faremo
di tutto per esprimerle il nostro amore, o con esercizi di devozione o con lo
zelo nell’imitazione delle sue virtù. Cercheremo di esserle graditi in tutto.
Quando si ama, si trovano mille modi per testimoniare la tenerezza. […]
Non si
tratta affatto di una devozione ordinaria, come la professano tutti i
cristiani, non si tratta soltanto della devozione più speciale, di cui l’onorano
quegli ecclesiastici più fedeli alla santità; la devozione che dobbiamo avere
per la divina Maria è singolarissima e in nessun altro posto si dovrà trovarne
un grado così alto come da noi. Noi non siamo semplicemente i figli di Maria
come lo sono i cristiani e, in particolare, i ministri della Chiesa: siamo suoi
figli in modo ancor più speciale; è Gesù Cristo che ci ha dato sua Madre per
mezzo del suo Vicario in terra; portiamo il suo nome e abbiamo lasciato tutto
per appartenerle, per avere la felicità di dirci figli suoi. Che grazia, che
favore! […] essere i figli di Maria, appartenere alla sua famiglia amata,
camminare sotto le sue insegne e a quale titolo! Il più glorioso, quello della
sua Immacolata Concezione. Comprenderemo mai abbastanza la grazia che di ci ha
fatta dandoci tale vocazione? ».