domenica 31 ottobre 2010
Un angolino di Paradiso
sabato 30 ottobre 2010
Dallas
Eccomi a Dallas, dopo cinque ore di auto attraverso una interminabile pianura sterminata, dove la vegetazione persiste in un verde che non conosce ancora i colori dell’autunno. Passo per Austin, la capitale del Texas; soltanto da lontano vedo la grande cupola del parlamento nazionale stagliarsi nell’azzurro intenso. Dallas, la grande città industriale, con le sue 5,700 compagnie, tra cui Texas Instruments con 14.000 impiegati, l’ATeT, la Exxon, l’American Airlines. Ed anche la città che più di tutte conosce l’attuale crisi economica. 1.200.000 gli abitanti, a cui se ne aggiungo qualche altro milione nella zona metropolitana. Una città senza grande passato, almeno secondo i parametri europei. Nel 1841 John Neely Bryan si fece assegnare dal governo questa terra dalla quale erano stati allontanati tutti gli Indiani. Invitò una comunità di bianchi che abitava in un forte non troppo lontano, e nel 1842, uno dei nuovi arrivati piantò il primo granturco. La nascente città fu chiamata Dallas dal nome del Vice presidente degli Stati Uniti. Tutti noi ce la ricordiamo come la città in cui Kennedy fu assassinato nel 1963, o come il luogo in cui si svolgeva l’interminabile telenovela “Dallas” (di cui non ho avuto la fortuna di vedere neppure una puntata). In questi giorni la città mi mostrerà altri volti, molto meno noti, ma forse più veri.
venerdì 29 ottobre 2010
Vedere, udire, toccare
Sopra la grotta di Lourdes, un’altro santuario all’aperto: Tepeyac di San Antonio, o più semplicemente, la Madonna di Guadalupe (Tepeyac è la collina dove la Madonna in Messico apparve al san Juan Diego nel 1531). Specialmente i latino americani, così numerosi in questa zona, vengono ad onorare la loro Madonna. Mi piace vedere come la gente ha bisogno di toccare le immagini, quasi per un contatto diretto con il soprannaturale.
I Greci, nel Vangelo di Giovanni, chiesero a Filippo: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Erano coerenti con loro cultura che li portava verso la bellezza, a vedere. I Giudei invece venivano per ascoltare Gesù. Erano coerenti con la loro cultura di ascoltatori della Parola; loro non potevano dipingere immagini! I latino americani vogliono toccare; vanno nella grotta, toccano la statua di Bernadette e si fermano lì in silenzio a pregare, gli occhi chiusi (non interessa loro vedere, voglio toccare); vanno davanti al SS Sacramento e toccano l’ostensorio e si fermano in silenzio a pregare con straordinaria intensità.
Io mi sento figlio dei greci e degli ebrei e dei latini. Anche a me piace vedere, udire, toccare: un’esperienza integrale, che mi prenda tutto…
I Greci, nel Vangelo di Giovanni, chiesero a Filippo: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Erano coerenti con loro cultura che li portava verso la bellezza, a vedere. I Giudei invece venivano per ascoltare Gesù. Erano coerenti con la loro cultura di ascoltatori della Parola; loro non potevano dipingere immagini! I latino americani vogliono toccare; vanno nella grotta, toccano la statua di Bernadette e si fermano lì in silenzio a pregare, gli occhi chiusi (non interessa loro vedere, voglio toccare); vanno davanti al SS Sacramento e toccano l’ostensorio e si fermano in silenzio a pregare con straordinaria intensità.
Io mi sento figlio dei greci e degli ebrei e dei latini. Anche a me piace vedere, udire, toccare: un’esperienza integrale, che mi prenda tutto…
giovedì 28 ottobre 2010
Buona lettura
mercoledì 27 ottobre 2010
La pace del cuore
Anche oggi la giornata termina con i colori tenui del tramonto. Ceno fuori, sotto il portico, godendo il clima più bello dell’anno, in questa interminabile estate texana. Gli uccelli si sono acquietati e nel silenzio della sera Ray John mi racconta la sua storia. Come vorrei che tutti sperimentassero la pace del cuore.
martedì 26 ottobre 2010
La stessa luna di Roma!
Questa è la mia comunità qui in Texas. Non è che tutto il giorno vestano in modo così formale, certo è che sono tutti dei grandi professori.
Le giornate volano via in un soffio. Cominciano la mattina presto, quando è ancora buio profondo. Cammino per un’ora nelle ampie strade silenziose del quartiere ancora addormentato, mentre prego e dico il rosario: Via del Sacro Cuore, via Madonna, via della Grotta (di Lourdes), via Ave Maria… Intanto la luna piena corre nel cielo, sopra il velo sottile delle nubi. Mi dicono che è la stessa luna di Roma!
Le giornate volano via in un soffio. Cominciano la mattina presto, quando è ancora buio profondo. Cammino per un’ora nelle ampie strade silenziose del quartiere ancora addormentato, mentre prego e dico il rosario: Via del Sacro Cuore, via Madonna, via della Grotta (di Lourdes), via Ave Maria… Intanto la luna piena corre nel cielo, sopra il velo sottile delle nubi. Mi dicono che è la stessa luna di Roma!
lunedì 25 ottobre 2010
5 dollari
Ieri ho perduto gli occhiali per la lettura. Oggi li ho cercati in lungo e in largo, inutilmente. Ne ho chiesto notizie anche a due uomini anziani che la domenica fanno opera di volontariato; con la loro macchinetta elettrica girano per il parco per assicurare la sicurezza e regolare il parcheggio della gente che viene alla grotta di Lourdes. (Oltre queste persone che fanno lavoro di volontariato, nel campus lavorano, come impiegati nelle più varie mansioni, una ottantina di persone). Subito, riconoscendomi come il padre italiano, hanno cominciato a farmi domande sulla Sindone, sulla fede… Alla fine uno di loro si è preso pietà di me e mi ha dato 5 dollari come contributo per ricomprarmi gli occhiali.
domenica 24 ottobre 2010
Fort Alamo
L’assedio da parte del generale Santa Anna durò 13 giorni, fino a quando i 1700 soldati messicano ebbero il sopravvento su un duecento estenui difensori, giunto da molti luoghi anche fuori dal Texas, compreso un piccolo gruppo di volontari guidati dall'ex deputato del Tennessee, Davy Crockett. Furono tutti trucidati, in nome di un ideale di indipendenza.
Come non ricordare il famoso film “La battaglia di Alamo” diretto, prodotto e interpretato nel 1960 da John Wayne nella parte di Davy Crockett? Fa parte di quell’immaginario collettivo che ci ha impresso nel cuore un’America che lotta per la libertà.
venerdì 22 ottobre 2010
Uno scandalo senza precedenti nella Chiesa belga
Alla vigilia della giornata missionaria mondiale potrebbe scoppiare uno scandalo senza precedenti nella Chiesa belga. Uno scandalo che implica 1784 preti e 4362 suore. Ancora imprecisato, ma notevolmente alto, il numero dei religiosi fratelli e dei laici dediti al lavoro ecclesiale. Uno scandalo che, se venisse alla luce, rischierebbe di offuscare il pur grave ed esecrando scandalo della denuncia di 124 preti presunti pedofili. La Gerarchia persiste nel suo silenzio e la grande stampa al momento non sembra ancora interessata al fatto.
Questo elevato numero di persone di Chiesa ha abbandonato la propria famiglia e la patria per le destinazioni più varie, in risposta ad una lettura del vangelo di sapore quasi fondamentalista; ossia ha preso alla lettera le parole di Gesù: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura”. Questo fatto ha gettato nella costernazione molti fedeli che vi vedono una indebita ingerenza nei confronti delle altre religioni. Più ancora ciò che crea scandalo è che ognuna di queste persone ha scelto di condurre una vita celibataria in palese contrasto con la più elementare condotta di vita umana. In una società estremamente rispettosa della libertà individuale non è la scelta in sé a destare problema, quanto piuttosto l’allarmante segnale che essa lancia: un inaccettabile richiamo a valori e realtà dell’altro mondo (!) che rischiano di suscitare interrogativi, se non prese di posizioni critiche, sul modo di vivere comune, che non conosce altri valori se non quelli materiali. C’è il rischio che vanga vanificato lo sforzo di tanta cultura contemporanea che ha fatto di tutto per eliminare Dio dall’orizzonte della società.
Lo scandalo al momento continua ad essere coperto. Ne gioiscono tante persone povere, sole, abbandonate che, nelle regioni più remote del mondo, si sono viste arrivare questi uomini e donne dal Belgio per vivere accanto a loro, condividere le sofferenze, aiutarle, ridare speranza.
Questo elevato numero di persone di Chiesa ha abbandonato la propria famiglia e la patria per le destinazioni più varie, in risposta ad una lettura del vangelo di sapore quasi fondamentalista; ossia ha preso alla lettera le parole di Gesù: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura”. Questo fatto ha gettato nella costernazione molti fedeli che vi vedono una indebita ingerenza nei confronti delle altre religioni. Più ancora ciò che crea scandalo è che ognuna di queste persone ha scelto di condurre una vita celibataria in palese contrasto con la più elementare condotta di vita umana. In una società estremamente rispettosa della libertà individuale non è la scelta in sé a destare problema, quanto piuttosto l’allarmante segnale che essa lancia: un inaccettabile richiamo a valori e realtà dell’altro mondo (!) che rischiano di suscitare interrogativi, se non prese di posizioni critiche, sul modo di vivere comune, che non conosce altri valori se non quelli materiali. C’è il rischio che vanga vanificato lo sforzo di tanta cultura contemporanea che ha fatto di tutto per eliminare Dio dall’orizzonte della società.
Lo scandalo al momento continua ad essere coperto. Ne gioiscono tante persone povere, sole, abbandonate che, nelle regioni più remote del mondo, si sono viste arrivare questi uomini e donne dal Belgio per vivere accanto a loro, condividere le sofferenze, aiutarle, ridare speranza.
Un nome che piace al cuore e all’orecchio
Se la Scuola Oblata di Teologia è la mente della cittadella, il suo cuore è la grotta della Madonna di Lourdes, situata proprio al centro del campus. Costruita 70 anni fa come esatta riproduzione della grotta di Lourdes, è meta di continui pellegrinaggi. Soprattutto la messa della domenica, in lingua spagnola, è affollatissima; non soltanto la gente riempie il grande spiazzo alberato di fronte alla grotta, ma si espande per tutto il parco, in numerosi gruppi familiari come in una festa popolare. La comunità cattolica di lingua spagnola in questa regione è numerosa e vivissima.
Anch’io ogni giorno vado alla grotta a pregare. In questi giorni sto leggendo il diario di san Eugenio de Mazenod sul suo primo viaggio a Roma e ritrovo le sue parole: “Oblati di Maria Immacolata. Ma è un biglietto d’ingresso per il Paradiso! Che gloria e che gioia per noi esserle consacrati in maniera speciale e portare il suo nome! Oblati di Maria! È un nome che piace al cuore e all’orecchio… Madre nostra, nostra Regina, che ci protegge e deve ottenerci tutte le grazie di cui il suo Figliolo l’ha fatta dispensatrice. Rallegriamo dunque di portare il suo nome…”
giovedì 21 ottobre 2010
Pistola e crocifisso
cow boys, stessi stivali, stessi cappelli... ma invece della pistola erano armati di crocifisso.
Dopo aver seguito alcune lezioni, ho scopeto, al terzo piano, l’Istituto Congar, tenuto dai Domenicani; un istituto nato per rispondere al bisogno di formare laici che prendono in mano la pastorale, dato che il numero del clero diminuisce terribilmente; non offre corsi ma coordina i programmi delle diocesi più piccole e più povere mettendole in contatto le une con le altre.
La scoperta di questa piccola cittadella oblata continua…
La scoperta di questa piccola cittadella oblata continua…
mercoledì 20 ottobre 2010
Un programma per rimettersi in forma
Quando non ci sono questi due corsi il centro organizza corsi di inculturazione per preti che vengono a lavorano in USA da altri continenti.
Quanta fantasia questi Oblati…
martedì 19 ottobre 2010
La cappella dell'adorazione
lunedì 18 ottobre 2010
domenica 17 ottobre 2010
Con le famiglie nel parco nazionale
Eccomi a Buescher, uno dei parchi dello stato del Texas. In macchina con le focolarine lasciamo presto San Antonio e per due ore, lungo le grandi strade che attraversano l’America, vedo stendersi interminabili terre incolte, boscaglie, accenni di pascoli… Andiamo all’incontro delle famiglie del Movimento provenienti da Houston, Dallas, San Antonio. Quando arriviamo sono già tutte disseminate e nascoste tra i pini e le querce del parco, sotto le tende o nelle roulotte. La prima famiglia che incontriamo è quella di Kim, che lavora a Rocca di Papa nel Centro Santa Chiara. Un’esplosione di gioia, dai nonni al nipotino più piccolo! Gli abbracci, il caffè, i ricordi, le foto… tutto come da manuale! Accorrono le famiglie più vicine e la gioia si moltiplica. Poi una grande passeggiata nel bosco, attorno al lago, e a fine mattinata la messa in una delle tettoie costruite come punto di ritrovo. Ora le famiglie ci sono tutte, con i nonni, i genitori, i 25 bambini.
Celebro la messa di santa Margherita Maria Alacoque; c’è una occasione migliore per parlare dell’amore di Dio, tutto raccolto e manifestato nel cuore di Gesù? È un momento intenso di raccoglimento e di gioia. Sapere che Dio ci conosce personalmente, che entra nel più intimo di noi, che sa tutto di noi e ci ama da tutta l’eternità, è sempre una rivelazione nuova, che tocca nel profondo. Alla preghiera dei fedeli sono i bambini più piccoli i primi a chiedere i doni di Dio.
I vicini di casa
Terribilini i miei vicini di casa. Apro la porta della stanza e me lì trovo lì davanti, incuriositi e pronti a schizzare via. Immobili e scattanti, mai a passo lento. Sempre elettrizzati, si muovono a scatti, irrequieti, in lavoro perpetuo. Sono simpatici, un bel dono di Dio.
sabato 16 ottobre 2010
Centro Oblato di Rinnovamento
venerdì 15 ottobre 2010
Donne nella Chiesa
giovedì 14 ottobre 2010
Tymen Hall
L’aula magna di ogni università che si rispetti è dedicata a un grande studioso. Quella degli Oblati a San Antonio porta il nome di “Tymen Hall”. Chi è questo Tymen? Un grande professore? No, è semplicemente Padre Yvo, come era comunemente chiamato dalla gente di lingua spagnola delle Valle del Rio Grande. Uno di quegli Oblati che andava a cavallo per evangelizzare i campesinos nei loro villaggetti e nelle loro case sperdute nei campi.
Con gli anni ha visto lo sviluppo della Valle: da una sterminata zona arida e desertica a un paradiso agricolo, da villaggi a città. Ha visto crescere anche la Chiesa con nuovi cristiani per i quali si costruirono cappelle, scuole, conventi, parrocchie dedicate per la maggior parte alla Vergine Maria.
Era nato in Francia nel 1879 e nel 1907, appena ordinato sacerdote, venne in Texas. Quando nel 1915 tornò in Francia per visitare la famiglia scoppiò la prima guerra mondiale. Fu subito arruolato nell’esercito (fra l’altro ricevette una decorazione: la Croce di Guerra). Finita la guerra tornò di nuovo in Texas, ma questa volta lasciò nella stalla il cavallo per un camioncino-cappella col quale continuò a percorrere in lungo e in largo la Valle dei Rio Grande, meritandosi la medaglia pontificia “Pro Ecclesia et Pontifice”.
Nel 1858 si ritirò a Brownsville, ma non smise di lavorare. Non viaggiava più né con il cavallo né con il camioncino, ma con una sedia a rotelle. Morì nel 1977, a 97 anni, dopo 70 di ministero sacerdotale.
No, non era un professore, non ha scritto libri… eppure merita che gli sia dedicata l’aula magna di un centro di studi!
Con gli anni ha visto lo sviluppo della Valle: da una sterminata zona arida e desertica a un paradiso agricolo, da villaggi a città. Ha visto crescere anche la Chiesa con nuovi cristiani per i quali si costruirono cappelle, scuole, conventi, parrocchie dedicate per la maggior parte alla Vergine Maria.
Era nato in Francia nel 1879 e nel 1907, appena ordinato sacerdote, venne in Texas. Quando nel 1915 tornò in Francia per visitare la famiglia scoppiò la prima guerra mondiale. Fu subito arruolato nell’esercito (fra l’altro ricevette una decorazione: la Croce di Guerra). Finita la guerra tornò di nuovo in Texas, ma questa volta lasciò nella stalla il cavallo per un camioncino-cappella col quale continuò a percorrere in lungo e in largo la Valle dei Rio Grande, meritandosi la medaglia pontificia “Pro Ecclesia et Pontifice”.
Nel 1858 si ritirò a Brownsville, ma non smise di lavorare. Non viaggiava più né con il cavallo né con il camioncino, ma con una sedia a rotelle. Morì nel 1977, a 97 anni, dopo 70 di ministero sacerdotale.
No, non era un professore, non ha scritto libri… eppure merita che gli sia dedicata l’aula magna di un centro di studi!
mercoledì 13 ottobre 2010
Con gli Oblati anziani
Visita alla Residenza Madonna, sempre nel nostro vasto campus. 35 Oblati anziani e ammalati sono alloggiati in tante piccole case tutta unite tra di loro da porticati, con al centro un bel giardino e una luminosa cappella, nella quale ho celebrato con alcuni di loro la santa Messa. Sono accuditi con un amore straordinario. Tutti hanno bisogno di assistenza medica e infermieristica. Sono stati missionari in Giappone, Filippine, Messico e non so in quali altri parti; me lo farò raccontare nei prossimi giorni, andandoli a trovare, a cominciare da venerdì sera, giorno nel quale vedono insieme un film e fanno un po’ festa tra di loro.
Per il resto tutto scorre tranquillo; ogni momento un passo verso l’Incontro!
(Nelle foto uno squarcio della Residenza Madonna e un particolare del murale nella sala da pranzo, nel quale è raffigurata una delle missioni in Messico)
martedì 12 ottobre 2010
Lui c'è!

A sera, all’Istituto di spiritualità, conferenza di Jo LaBelle (sono stato il correlatore della sua tesi di dottorato) su Santa Teresa d’Avila.
A proposito di spiritualità. Continuano a risuonarmi le parole di Gesù udite nel Vangelo di ieri: “Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone… Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona”. Vi è uno più grande, vi è uno... Lui c’è, basta solo aprire gli occhi e riconoscerlo presente nell’Eucaristia, nei fratelli, nei piccoli avvenimenti. Lui c’è!
lunedì 11 ottobre 2010
I magnifici sette
Questa foto famosa è stata scattata in una giornata di sole alla fine di Gennaio 1911. Così i Missionari Oblati partivano per i ranchos, i paesini, le città al confine tra il Texas e il Messico, lungo il Rio Grande. In quel gennaio 1911 erano 85 gli Oblati che andavano a cavallo per evangelizzare. Si erano moltiplicati da quando erano arrivati nel 1852, mandati da sant’Eugenio de Mazenod. Li aveva preceduti nel 1849 p. Pietro Telmon, con altri quattro Oblati, scesi dal Canada per iniziare l’avventura del Vangelo. A da allora ne hanno viste di tutti i colori: guerre, rivoluzioni, uragani, febbre gialla… Tanti sono morti martiri del dovere e della carità, ma la vita è andata avanti e ora sono 370 gli Oblati che lavorano negli Stati Uniti.