Un’altra giornata
straordinaria con i nostri giovani. Oggi santa Maria in Campitelli, uno dei
luoghi più tranquilli, silenziosi e ariosi di Roma, tra il Portico di Ottavia e
il Teatro Marcello. La grande chiesa si erge maestosa con sulla facciata
possenti e alte colonne a simboleggiare la saldezza della fede.
Siamo qui per ricordare, come fa ogni anno la Famiglia
oblata di Roma, per ricordare il 15 febbraio del 1826, quando sant’Eugenio vi pregò tutta la mattinata, seguendo 9
messe una dietro l’altra.
Ai giovani ho raccontato tutta la storia legata a quel luogo, al palazzo di fronte dove si teneva la riunione dei cardinali che avrebbero dovuto indicare al Papa se approvare o no il nuovo gruppo di missionari da poco nato… Una storia che non mi stanco mai di raccontare…
Nei giorni precedenti la
preghiera di sant’Eugenio si era particolarmente intensa. «Devo confessare che
non avevo mai pregato tanto, e nemmeno avevo pregato con tanta letizia
interiore, frutto di una fiducia assoluta ma filiale fino a parlare con Nostro
Signore, come oso pensare che l’avrei fatto se avessi avuto la fortuna di
vivere quando passò su questa terra... Specialmente al momento della comunione,
quando il nostro divin Salvatore è lì per darci la prova più grande di amore,
ero portato ad abbandonarmi ai sentimenti che la sua divina presenza e l’immensa
sua misericordia in questi istanti preziosi ispirava alla mia povera anima,
sentimenti mai provati più intensamente mentre non vedevo respinto un peccatore
come me».
Quella mattina, scrive, «Mi
sono recato in fretta dal signor cardinal Pacca per potergli dire ancora una
parola prima che gli altri cardinali si riunissero a casa sua. Ho detto a sua
eminenza che durante il loro incontro sarei rimasto nella chiesa di Campitelli.
Così, in caso di necessità, avrebbero potuto trovarmi sul posto, visto che
questa chiesa si trova di fronte al palazzo del cardinale. Uscendo, ho
raccomandato di avvertirmi non appena la riunione fosse terminata. Proprio
questo hanno dimenticato, al punto che ho potuto ascoltare a mio agio, e senza
agitazione, nove messe, una dopo l’altra. Ebbene, devo dire che non sono mai
stato così bene in una chiesa. Quand’ero entrato, avevo preso la mia decisione,
determinato a pregare con tutto il mio cuore, mentre i cardinali trattavano
delle nostre questioni. Il tempo mi è sembrato breve…».
Dopo la mia “prolusione”,
il superiore generale ha celebrato la Messa con i giovani e con lui tutti gli
Oblati che accompagnano. Intensità di preghiera e un’esplosione di felicità.
La meraviglia dei nuovi germogli della Chiesa, delle nuove gemme di santità
RispondiEliminaAvrei voluto essere lì:)
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