martedì 15 aprile 2025

Padre Minimo

Il 14 maggio sarei dovuto andare a Milano per celebrare i 100 anni di p. Angelo Lazzarotto, PIME, per noi “Minimo”: era il “nome nuovo” che gli aveva dato Chiara Lubich quando lui glielo aveva chiesto: “Mi basta un nome piccolo piccolo, anche minimo…”: “Minimo!”.

Ha deciso di lasciarsi prima: oggi è partito per il Cielo.

Ricordo quando agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso ci incontravamo insieme la domenica pomeriggio nel grande convento francescano di via Merulana, nella stanza di p. Novo. C’era p. Andrea Balbo (Novo), don Giuseppe Savastano (Micor), p. Sante Bisignano… e Minimo! Assieme costituivamo il “Centro dei religiosi”, a servizio di quanti aderivano al Movimento dei Focolari. Novo preparava il caffè, uno portava dei biscotti, un altro la Vecchia Romagna... Per me è stato uno dei periodi più belli, perché tutto vita, tutto freschezza. Ci raccontavamo cose belle, ascoltavano o leggevamo qualcosa di Chiara... Poi le lettere di religiosi provenienti da tutto il mondo. Per me era una scoperta straordinaria vedere religiosi di così varie famiglie, in Paesi lontani, che vivevano la medesima divina avventura. Tornavo a casa sempre pieno di gioia, portandomi dietro un po’ di letterine alle quali dovevo rispondere.

Nel 2004, quando ero direttore di “Unità e Carismi”, gli di scrivere la sua esperienza. Eccone alcuni stralci:

«Nel 1950, per l’Anno Santo, era stata organizzata a Roma una Mostra Missionaria. Io studiavo Missiologia all’Università Urbaniana e fui coinvolto per questo progetto, per cui dovetti passare l’estate a Roma. Un giorno venne a trovarmi un vecchio amico, un professore venuto in pellegrinaggio dal Veneto con un gruppo di studenti della FUCI. Ad un certo punto mi disse: “Abbiamo visitato basiliche e monumenti. Ma ciò che mi ha colpito di più è un’altra cosa. Ho scoperto qui dei giovani che vivono il Vangelo così com’è...”. La cosa mi folgorò: “Davvero? Voglio conoscerli anch’io!”.

Così il giorno dopo mi portò a Piazza Lecce, dove da pochi mesi era stato aperto il primo Focolare maschile. Suonammo il campanello di un appartamento, al primo piano mi pare. Il giovane che ci aprì ci accolse con un sorriso. Non ricordo esattamente chi fosse. Rispondendo alla mia curiosità, mentre continuava a preparare la cena, raccontò semplicemente cosa era successo a lui, e come la sua vita era cambiata dopo aver sentito parlare una ragazza, e incontrato altri giovani che avevano scelto di vivere il Vangelo insieme.

La cosa mi affascinava. Io ero prete già da tre anni, felice della mia vocazione missionaria. Alla domenica andavo a fare apostolato in una cappella di periferia, preparandomi con impegno il commento al Vangelo. Avrei voluto convertire il mondo, ma i frutti non si vedevano. E qui c’erano dei semplici laici, dei professionisti che avevano lasciato tutto, ma che non avevano alcun impegno specifico, e riuscivano a compiere miracoli di conversione... Cominciai a frequentare il focolare, affamato di quelle esperienze di vita vissuta e mi chiedevo qual era il segreto di tanta fecondità.

In settembre dovevo andare a Milano per fare gli Esercizi Spirituali con i miei confratelli del PIME. C’è anche a Milano chi vive così, mi dissero. E mi diedero un numero di telefono. Finiti gli Esercizi, prima di tornare a Roma telefonai a quel numero. Mi rispose Ginetta, che aveva aperto a Milano il primo focolare femminile. Mi invitò a celebrare la Messa il mattino seguente per il gruppetto che si ritrovava quotidianamente nella chiesa dei Padri Stimmatini. Dopo la Messa ci si ritrovò in una saletta e Ginetta, che era tornata da poco dall’incontro estivo con Chiara a Tonadico, parlò con molta semplicità ma con molta forza, e io ne rimasi affascinato. Ricordo ancora l’argomento: L’Eucaristia è Gesù che è Dio e ha concesso a Maria il privilegio unico dell’Immacolata Concezione. Noi non siamo immacolati, ma l’Eucaristia, che è lo stesso Gesù, ci immacolatizza. Erano presenti Piero Pasolini, Guglielmo Boselli, Oreste Basso, e qualche altro studente o professionista, che dovettero presto scappare per recarsi al lavoro.

Ritornato a Roma per concludere i corsi di Missiologia e Diritto Missionario, continuai a frequentare il focolare (che non era molto lontano dalla Casa generalizia del PIME in Corso d’Italia) e conobbi così Antonio Petrilli, Clari, Giulio Marchesi e altri.

Prima di partire per Hong Kong in dicembre 1956, passai alcuni anni tra Milano (dove fui impegnato nelle riviste missionarie) e Roma (dove tornai nel 1954 per finire la tesi di laurea). Continuavo con decisione a vivere e diffondere l’Ideale».

«La partenza per Hong Kong – scrisse in un’altra occasione – non mi presentò alcun problema, pur sapendo che in quella parte del mondo non c’era allora alcuna esperienza di vita cristiana, impostata secondo l’intuizione dei Focolari. Il vescovo di Hong Kong, al quale non mancai di confidare l’Ideale cui mi ispiravo nell’apostolato, mi confortò con la sua benedizione, e qualche tempo più tardi fu lieto di aprire le porte della diocesi ad un primo Focolare».

Il giorno della partenza per Hong Kong , Chiara gli scrisse:

«Roma, 1.12.1956. Carissimo P. Minimo,
Le scrivo mentre è appena all’inizio del Suo volo in aereo.
La Sua partenza ha avuto per tutti noi alcunché di strano: ci siamo trovati quasi tutti con un nodo alla gola, quando Lei ci mandò il Suo ultimo saluto da Ciampino. E da ciò abbiamo capito quanto ci abbia legati la “carità” di Gesù e come, l’esser fratelli in Lui, sia molto più che essere fratelli di sangue.
Ora: nuovi orizzonti, nuovi volti, nuova vita! Ma per chi ama è sempre la stessa cosa, vero Padre? Perché ogni orizzonte è aperto all’amore di Dio, ogni volto si chiama “Gesù”, ogni dolore: “Gesù Abbandonato”.
Così, partendo per così lontano, facciamo le prove per far l’ultimo viaggio, quello per l’eternità, ove fra pochi anni saremo nel Focolare della Trinità.
Lei lo sente vero, padre, che non c’è distanza per noi, che l’unità accorcia talmente lo spazio che quasi non lo fa esistere.
Continui ad amare, Padre, come ha fatto qui, e anche lì troveremo i frutti di Gesù fra noi.
Le dico questo non perché Lei non lo sappia, ma perché “amando” siamo tutti in un unico clima divino e tanti dolori non si sentono. E noi vorremmo con tutta l’anima che Lei avesse sempre la pienezza del gaudio.
Io so cosa significa “incominciare” da soli e per questo ho voluto scriverLe subito perché ci senta tutti vicini.
Ci mandi qualche foto del posto perché possiamo farcene una idea e ci scriva sempre.
Con infiniti auguri
In G.A. Segreto nostro, Chiara».

Una volta p. Minimo ha scritto: «Sento di poter affermare che non ho mai sperimentato alcun conflitto fra la vocazione missionaria, vissuta nel mio Istituto, e la partecipazione ad iniziative specifiche nate nell’ambito dell’Opera di Maria. La ricerca sincera della volontà di Dio nell’attimo presente mi ha aiutato per un discernimento pratico».

2 commenti:

  1. Ciao Fabio! Grazie! da Fabrizio, vicino a HK

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  2. Grazie, P. Fabio. E' un tesoro che ci ha donato!

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